| Visite guidate

Foto della Visita alla Tenuta “I Casali del Pino” – Parco di Veio – 11 Maggio 2025

Un’altra delle nostre piacevoli escursioni, lontane dalla folla della Roma impegnativa e faticosa di questi ultimi tempi. Siamo andati a visitare, nel Parco di Veio, la tenuta I casali del Pino, di proprietà di Ilaria Venturini Fendi che l’ha acquistata ormai più di venti anni fa, ha avviato il restauro conservativo dei vari edifici rurali e l’ha al contempo riconvertita in azienda agricola biologica. È stato un lavoro lungo e paziente in un luogo che ha evidentemente esercitato su di lei un’attrazione irresistibile, e che è stato rispettato, amato, reso accogliente e produttivo. Unica miglioria appariscente ma rispettosa dell’ambiente, due “camini solari” che caratterizzano con i loro semi-coni di vetro l’edificio maggiore.

Formaggi di pecora (tra cui una mozzarella che un casario esperto riesce a ottenere), miele e verdure sono alcuni dei prodotti disponibili, e poi punti di ristoro adatti a diverse esigenze: noi alla fine della visita abbiamo mangiato nell’accogliente spaccio che offre taglieri e fritti vegetali.

Nella tenuta si possono incontrare cinghiali, volpi, faine e lupi (ogni tanto qualche pecora ne fa le spese…) e diverse specie di uccelli, oggetto di interesse degli ornitologi spesso presenti per il birdwatching.

Dal 1600 all’inizio del 1900 qui era un borghetto rurale appartenuto a Carlo Borromeo e ai suoi eredi. A metà Seicento, su richiesta di Alessandro VII, ai Borromeo venne richiesto in impiantare uno stabilimento per la produzione del tabacco con l’intento di fornire alla regina Cristina di Svezia, da poco giunta a Roma, il rimedio per i suoi frequenti mal di testa…

Il riadattamento della tenuta e dei diversi edifici ben si addice a una sorta di motto che la Fendi si è data (il rifiuto diventa riuso) e che porta avanti anche nella sua più recente attività imprenditoriale (produzione di borse) basata sull’idea di design che associ la qualità all’utilizzo di materiali di recupero.

Ma il luogo, a parte il suo fascino bucolico, ha anche uno straordinario interesse archeologico e noi abbiamo avuto la fortuna di avere la guida di Sara Millozzi che conosce benissimo il sito per avervi condotto rilevamenti e indagini. Sito singolarmente poco conosciuto sebbene a pochissima distanza da Veio. Della roccaforte etrusca espugnata da Furio Camillo nel 396 a.C, distrutta e mai più ricostruita, rimane uno sperone tufaceo che ci guarda da lontano, immerso nella vegetazione, proprio davanti alla vallata dove verosimilmente l’esercito romano si accampò (se non per dieci anni, come si è voluto far credere per analogia con l’assedio di Troia, di certo per molti). Gli Etruschi furono i primi ad addurre acqua con strutture sotterranee ed è molto probabile che proprio attraverso questi canali Furio Camillo sia riuscito a portarsi nel luogo dell’assedio.

Un arco immenso, a metà tra la reliquia geologica e un manufatto arcaico, sovrasta un tratto di terreno che si è pensato fosse parte della Cassia veientana. Cosa altamente improbabile perché invece resti di una strada sono sulla sommità dell’arco, ora isolato ma un tempo facente parte di una sorta di diaframma tufaceo.

Una fonte romana del II secolo d.C. ci attendeva alla fine del percorso, tra sambuco in fiore, lecci secolari e pini, ma un cinghialotto che grufolava indisturbato in fondo alla valle ci ha fatto sospettare che la mamma non doveva essere distante.

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