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Gli dèi dell’Olimpo IX / Atena

Glaucopide: è questo l’epiteto più utilizzato da Omero per descriverla: “dagli occhi verde azzurro”. Sono  occhi come quelli delle civette, del colore del mare e degli ulivi, quelli di Atena. Occhi che definiscono lo sguardo luminoso e attento con cui la dea scruta la realtà, sempre pronta a manifestarsi al momento decisivo.

Lo scultore Alan LeQuire interviene sulla testa dell’Atena Parthenos (statua della dea all’interno della riproduzione in scala 1:1 del Partenone di Atene, Nashville, Tennessee, Stati Uniti d’America)

Atena, al contrario di molti suoi parenti, è una dea con la testa sulle spalle, dotata di coraggio, disciplina, intelligenza e senso della misura. Se non fosse così riluttante a sposarsi e fermamente decisa a rimanere da sola per tutta la sua esistenza, sarebbe davvero la figlia che tutti vorremmo avere. Come non andare fieri di una che primeggia in ogni campo, tanto fisico quanto intellettivo? Non a caso, anche Zeus adorava questa figlia che era la sua prediletta e a cui concedeva tutto. 
Si spiega bene questo rapporto esclusivo tra i due se si fa riferimento alla nascita, decisamente speciale, della dea: un parto solo maschile, senza bisogno di una madre che la generasse. Di questa nascita la tradizione ci fornisce due diverse versioni, la più diffusa delle quali narra che Zeus avesse sposato tale Metis che fu, dunque, la prima moglie del re degli dèi ma certamente non la più fortunata, visto che in questo primo tentativo coniugale, Zeus risolse i problemi di coppia in maniera piuttosto drastica: mangiandosi la moglie. 
Stando alle parole del poeta Esiodo, Metis è “colei che sa più cose di ogni altro dio o uomo mortale” e dunque, come possiamo immaginare, doveva essere molto pericolosa agli occhi di uno come Zeus che ambisce ad essere divinità suprema e onnisciente. Gea e Urano contribuirono ad instillare la paura nella mente del Signore dell’Olimpo, sussurrandogli all’orecchio che Metis avrebbe generato figli intelligentissimi che si sarebbero impadroniti del suo potere e del suo trono. Da quel momento Zeus ebbe un solo pensiero: sbarazzarsi di Metis. 
L’impresa tuttavia non risultava agevole, considerando l’astuzia della moglie e, soprattutto, la sua abilità nell’assumere qualsiasi forma volesse. Nomen omen potremmo ben dire: in greco infatti metis designa un’intelligenza pratica, duttile, fatta di soluzioni concrete, intraducibile in italiano. Nel XXIII canto dell’Iliade Omero dice che “per metis più che per forza eccelle il boscaiolo. È per metis che il pilota sul mare vinoso guida la rapida nave. È per la metis che l’auriga può superare l’auriga”. Insomma, la metis è ciò che dà a noi, piccoli Davide, la possibilità di abbattere i Golia che ci minacciano. Tornando a Zeus, cercando di essere suadente si avvicinò alla sua sposa con dolcissime parole d’amore e la sfidò a trasformarsi in un essere piccolo piccolo e, una volta avvenuta la metamorfosi, l’afferrò e la inghiottì (escamotage che a noi ricorda tanto la storia del gatto con gli stivali e l’orco!).
Il padre degli dèi non aveva però fatto bene i conti. Metis infatti era già incinta e Zeus se ne accorse solo perchè ad un certo punto cominciò a soffrire di un forte mal di testa e capì subito di cosa si trattava: era la piccola Atena che premeva per uscire da quel bizzarro utero maschile. Chiamò dunque Efesto e gli intimò di spaccargli la testa in due con la sua bella e potente scure. Dopo un momento di esitazione, il figlio divino eseguì l’ordine e subito, da quella zucca spaccata come una mela, balzò fuori una giovane donna, già armata di tutto punto e vestita di un’armatura scintillante. Partorita dal padre dunque ma con un corredo genetico ereditato prevalentemente dalla madre, che in Atena cresce e si amplifica.

La nascita di Atena, II sec. d.C. (a sinistra, Iris, la messaggera, va a portare agli altri dèi la notizia della nascita di Atena, sulla destra), Ostia Antica, Museo Ostiense

Nell’immagine della dea, la metis si collega da subito ad un altro concetto chiave della cultura greca: il kairos, l’occasione buona, il momento opportuno, la chance che bisogna saper cogliere. Atena, con la sua metis, ci dona appunto la capacità di cogliere il kairos, l’attimo fuggente. Ci regala la scelta che ci cambia la vita, o almeno ci indica la via per arrivarci.

Insomma, inutile sottolinearlo, Atena è la dea di cui abbiamo assolutamente bisogno!

E a proposito di attimi che cambiano la vita, uno dei miti più famosi che riguardano Atena la vede giovane, quasi una ragazzina. Giocava alla guerra con Pallade, una sua amica amatissima, e a un certo punto l’attimo fatale arrivò. Così Roberto Calasso lo racconta in “Cadmo e Armonia”: 
Un giorno si trovarono l’una di fronte all’altra con la lancia che vibrava nella mano. Non si capiva quele delle due fosse specchio dell’altra. Zeus vide il pericolo: calò dal cielo la sua egida, sipario tra due bambine. Pallas rimase abbagliata, con la lancia in mano. E un attimo dopo era trafitta dalla lancia di Atena. Fu il primo, e forse il più grande dolore, per Atena. Tornata sull’Olimpo, volle modellare una statuetta in legno dell’amica morta… Il simulacro era alto quattro cubiti, più o meno l’altezza di Pallas, e aveva i piedi uniti. Quando la statua fu finita, Atena le coprì il petto con l’egida, come a una bambola. Poi guardò la statua e riconobbe se stessa.

Franz von Stuck, Pallas Athena, 1898, Collezione privata

Ora, a proposito di giocare alla guerra, è però bene ricordare che quando Atena nasce si presenta già armata e la sua apparizione sconvolge il mondo: la terra trema e le onde si sollevano dal mare. Ma Atena è  una divinità guerriera ben diversa da Ares. Ares è violenza e furore, strage e sangue, è la guerra come violenza e brutalità. Atena invece è colei che si cura delle qualità umane del guerriero, che infonde coraggio nel cuore del soldato, che lo aiuta ad uscire dalla situazioni difficili quando ormai sembra stia per soccombere sul campo di battaglia. È furente, eppure anche in guerra prevale la sua virtù principale: l’equilibrio, frutto della sua innata saggezza. Inoltre, unica tra tutte le creature dell’Olimpo, Atena non si innamora mai. La follia dell’amore non la tocca, il fuoco del desiderio non la riguarda. Eros su di lei non ha potere. 

A tale riguardo, Luciano di Samosata riporta un arguto dialogo tra Afrodite e il figlio:
Afrodite: “Perché mai hai trionfato su tutti gli altri dèi, me compresa, mentre non hai mai vinto su Atena? Perchè, con lei, la tua faretra sembra vuota, e le tue frecce infallibili non fanno centro?”
Eros: “Mi fa paura, madre. Fa spavento, ha occhi di fuoco ed è terribilmente virile. Ogni volta che mi avvicino a lei con l’arco teso, pronto a colpirla, le basta scuotere il pennacchio del suo elmo per terrorizzarmi. Mi viene la tremarella e le frecce mi cascano di mano.”

Gustav Klimt, Pallas Athena, 1898, Vienna, Historisches Museum der Stadt

Atena è guerriera, vergine (parthenos) e saggia per eccellenza.

E a proposito di quest’ultima dote, è bene in chiusura fare una precisazione: quando leggete nei libri che Atena è la “dea dell’intelligenza”, sappiate che è vero ma sappiate anche che i greci conoscevano molte forme di intelligenza ed è solo con il tempo, e con l’assimilazione con la divinità etrusco/romana di Minerva, che Atena si è imbalsamata nelle statue austere (che è consigliabile non guardare negli occhi!) che decorano i cortili delle università.

Arturo Martini, Atena/MInerva, 1935, Roma, Università La Sapienza

O nella fustigatrice dei Vizi, che scaccia dal giardino della Virtù, come ce la mostra Mantegna. 

Andrea Mantegna, Minerva scaccia i Vizi dal giardino della Virtù, 1502, Parigi, Louvre (per lo studiolo di Isabella d’Este a Mantova)

Ecco, ricordate che Atena non era affatto così ma, al contrario, amava fare un uso versatile e imprevedibile della sua intelligenza.

Odisseo, l’uomo dal “multiforme ingegno” è, non è a caso, il suo più celebre protetto.

 

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