| Visite guidate

Foto della Visita agli Intensivi di Donna Olimpia a Monteverde – 17 Maggio 2025

Mentre a Roma stava per cominciare il del caos consueto con il carosello delle vie interrotte e delle processioni, noi avevamo un appuntamento nella quieta Monteverde per una nuova tappa sulle borgate sorte in epoca fascista e nel dopoguerra, guidati, come da consolidata e apprezzata tradizione, da Alberto Coppo che ci ha anzitutto illustrato le coordinate per comprendere le condizioni politiche e sociali che hanno determinato cosiddetti “intensivi popolari”.

Siamo alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso, il regime fascista ha già sostituito la figura del sindaco con quella, di emanazione diretta dal governo centrale, di governatore, all’epoca Francesco Boncompagni Ludovisi. Il periodo post-unitario aveva lasciato diversi retaggi problematici, uno di questi era sicuramente il sovrappopolamento delle baraccopoli abusive, derivato dalla conclamata carenza di abitazioni. Gli intensivi sorti in via di Donna Olimpia, i “Grattacieli” di Pasolini, sono stati dunque una delle risposte del Governatorato a questo annoso problema.

La zona fu scelta per il suo basso costo, vista l’insalubrità dell’area occupata in parte dalla fabbrica di binari Ferrobeton (il pasolinianio Ferrobedò) in cui il legno che serviva per le traverse veniva incatramato: era infatti nota anche come “bagno traverse”. Il fatto che la zona fosse poco edificata garantiva inoltre uno sviluppo in tempi rapidi. La gestione venne affidata allo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), ente pubblico sorto nel 1903 per promuovere la diffusione di un’edilizia rivolta alle fasce popolari meno abbienti e che in epoca fascista si chiamò IFACP: la “f” di fascista è scalpellata all’ingresso di uno dei blocchi.

I blocchi di costruzioni sono tre (denominati semplicemente Pamphilj 1, 2, 3) corrispondenti a tre momenti storici (inizio e fine anni ‘30, inizio anni ‘50 del Novecento).

Alberto ci ha accompagnati a visitare i singoli edifici dei blocchi e ci ha ben evidenziato alcune caratteristiche comuni: altezza non inferiore ai 9/10 piani; assenza di balconi e rara presenza di ballatoi; finestre ripetute in maniera uniforme; blocchi scala aperti per favorire il ricircolo dell’aria; servizi privati ad uso comune; modanature a semplici profili; minimi pattern decorativi. Niente ascensori e sostanziale assenza di servizi igienici, Considerata l’orografia costellata di saliscendi e la consistenza del terreno ci ha inoltre raccontato come l’ossatura in cemento armato delle costruzioni fosse alleggerita da agglomerati in pomice, come ad esempio nei solai.

Ma, come spesso accade con le case IACP, le esigenze di sfruttamento massimo degli spazi, i tempi ridotti per l’esecuzione, hanno comunque lasciato spazio a soluzioni compositive interessanti e spesso di grande originalità

Qualche numero può esemplificare il costo contenuto degli affitti: circa 50 lire mensili a vano, laddove all’epoca lo stipendio di un operaio era di circa 300 lire e quello di un impiegato dalle 400 alle 500 lire.

Passeggiando, abbiamo potuto soffermarci nei cortili interni, oggi delle oasi di silenzioso verde, un piccolo fiore all’occhiello per i condomini. Come già sperimentato n questo tipo di visite, più di una persona si è proposta di fornire informazioni, sintomo di un sentimento di appartenenza a un quartiere che è stato anche protagonista di importanti vicende storiche.

Pasolini è molto presente nel quartiere: lo ricorda una targa e la definizione “cittadino di Monteverde” che accompagna molte sue immagini esposte all’ingresso di un locale di via Ozanam. Abitò prima a via Fonteiana: “Ed ecco la mia casa nella luce marina / di via Fonteiana in cuore alla mattina” e poi a via Carini.

“Ragazzi di vita” è ambientato in questo quartiere, e quasi all’inizio narra del crollo, avvenuto nel 1951, in un’ala della Scuola Franceschi che fece contare cinque morti.

Il drammatico brano ce lo ha letto Alberto Coppo, alla fine della visita, dando voce ad Agnolo, e al Riccetto…

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