Gli edifici costruiti in funzione delle attività lavorative costituiscono un’ampia sezione dell’architettura medievale, e ricorrono sia nell’architettura civile sia in quella religiosa, in qualche modo ponendosi come un ponte tra queste due sfere.
Si deve prima di tutto all’ordine fondato da S. Benedetto l’aver nobilitato, con il motto ora et labora, anche le attività manuali e l’aver scandito, con precisione e cura, quali momenti della giornata riservare alla preghiera e alla contemplazione e quali al lavoro. Così il frate benedettino prega e coltiva l’orto, cucina per i confratelli, recita la compieta e prepara erbe medicinali.
Tuttavia la vera rivoluzione nell’organizzazione del lavoro monastico è più tarda, si deve ai monaci cistercensi e avviene a cavallo dei secoli 12° e 13°. I Cistercensi, figli prima della casa madre di Citeaux (Cistercium) e poi dell’abbazia di Clairvaux, disseminatisi in tutta Europa, associano a questa rivoluzione una modularità e una razionalità di progettazione dei luoghi della preghiera e del lavoro che è stata accostata con qualche ragione al novecentesco Bauhaus.
I Cistercensi si insediano in luoghi isolati, erigono chiese che sono tutte sovrapponibili nella pianta, nei materiali e nell’assenza di decorazioni che non siano la luce e i suoi mistici percorsi o le figure geometriche regolari. Una nudità banalmente scambiata per semplicità, ma che rappresenta invece la più alta espressione del puro pensiero, fondamento ideale di quel gotico essenziale nel suo rigore che secondo alcuni è il segno tangibile dell’estetica di S. Bernardo. Ogni nuova abbazia dà vita a una serie di abbazie figlie che a loro volta si riproducono in una catena fertile di strutture architettoniche tutte simili a se stesse.
I monaci, fuori dalle ore di contemplazione, sono attivissimi nei “deserti” che hanno scelto di abitare: disboscano, irrigano, coltivano, raccolgono, immagazzinano, trasformano prodotti agricoli, allevano animali: insieme a loro una quantità di conversi e inservienti laici (spesso salariati e accompagnati dalle famiglie) contribuisce alla buona riuscita del lavoro, trasformando la maggior parte delle abbazie in vere e proprie aziende agricole.
Uno degli aspetti peculiari delle abbazie dell’Ordine è la presenza – al massimo a un giorno di cammino di distanza dall’abbazia – delle strutture agricole di pertinenza: una grangia, ed eventualmente attorno altre costruzioni, magazzini per i prodotti della terra, ricoveri per animali, pascoli o abitazioni per i lavoratori che talvolta potevano essere ospitati nel piano superiore della grangia stessa. I Cistercensi gestiscono il territorio nel vero senso della parola, modificando radicalmente il paesaggio che abitano, ampliando le superfici coltivabili, introducendo nuove colture, creando posti di lavoro e inventando nei fatti quel “cantiere-scuola” dei mestieri che permette alle popolazioni locali di imparare a coltivare la terra ma anche ad allevare gli animali, a lavorare il legno, il ferro, il cuoio, a costruire murature di difesa ed edifici e, infine, a commercializzare il prodotto finito. A ogni attività i Cistercensi assegnano una tipologia di costruzione, alla cui erezione è dedicata la medesima cura che alla chiesa abbaziale, ed è in questo che si comprende come vita attiva e vita contemplativa avessero davvero la stessa dignità agli occhi dei monaci. Costruzioni modulari per le chiese e per gli annessi abbaziali, edifici per il lavoro molto ben riconoscibili: i Cistercensi pre-fabbricano i loro insediamenti, in un moltiplicarsi di luoghi che è innanzitutto la replica di un pensiero estetico-architettonico, che si declina nella varietà delle soluzioni, adattate di volta in volta a luoghi diversi.
Le grange cistercensi – di cui qualche traccia resta anche in Italia, per esempio a Fossanova – sorgevano su terreni che potevano essere i possedimenti iniziali di un’abbazia oppure il frutto di donazioni successive, che permettevano l’ampliarsi dell’area dell’insediamento primitivo. Esse sono delle strutture per il lavoro utilizzate dai monaci in modo sistematico in ogni insediamento: il nome viene dalla loro prima e antica funzione di granai, ma il vocabolo è stato poi usato in modo estensivo per indicare tutto il complesso di edifici “agricoli” di pertinenza di un’abbazia, vere cittadelle satellite con un’organizzazione specialistica e perfino gerarchizzata del lavoro, cardine dell’economia agraria del Basso Medioevo, nonché scuola di numerose maestranze all’opera nei cantieri architettonici esterni alle abbazie.