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Gli dèi dell’Olimpo – II / Eris, la Discordia

Con passo spettrale si aggira sui campi di battaglia, agitando le sue grandi ali e incitando i soldati prima della scontro. Poi, quando tutto è concluso e il sangue dei corpi impregna il terreno, rimane ancora ad ammirare con compiacimento gli effetti del suo potere .  

È Eris, la dea della discordia. Omero la chiama “Signora del Dolore” e la descrive come qualcosa che prima è piccolo e poi cresce, fino a toccare il cielo con la testa.  A lei è affidato il compito di scatenare il conflitto e alimentare il desiderio di vendetta.  Ercole, il più forte tra gli dei, ha decorato il proprio scudo con la sua immagine, affinché la propria ira non scemi in battaglia.

Insaziabile sanguinaria, sorella e compagna di Ares, dio della guerra, madre della Morte, della Vecchiaia e dell’Inganno.  
Virgilio la descrive sulla porta dell’ Ade a guardia dei demoni, coronata da una chioma anguicrinita cinta da fasce imbevute di sangue. 

La sua fama è legata a un episodio ben preciso e cruciale nella storia della guerra di Troia. Al banchetto di nozze per il matrimonio di Teti e Peleo, dai quali nascerà l’imbattibile Achille, Eris è  esclusa. L’offesa è bruciante e richiede una vendetta di pari intensità. Per metterla in atto Eris sceglie un gesto memorabile.

William Turner, Eris nel Giardino delle Esperidi, 1806 ca, Londra, Tate Britain

Si reca dalle Esperidi, custodi del giardino in cui crescevano i pomi d’oro, ne chiede uno in regalo e dopo averci scritto “alla più bella”, vola rapida verso il luogo del banchetto e lo lancia sulla tavola degli invitati.

Hendrik de Klerck, Nozze di Peleo e Teti, 1606 ca., Parigi, Louvre
Joachim Wtewael, Le nozze di Peleo e Teti, 1612, Sterling and Francine Clark Art Institute, Williamstown, Massachusetts

Liti furibonde si scatenano  tra Atena, Era e Afrodite: tutte e tre pretendono l’ambito premio, ciascuna convinta di essere la più bella. Così Giove, re di tutti gli dèi, decide che il giudice di questa gara sarà il più bello tra i mortali, l’ignaro Paride, figlio di Priamo, re di Troia. La sua nascita era stata accolta da vaticini infausti per la città e per questo era stato allontanato e mandato in montagna come semplice pastore. Giove dunque ordina a Hermes di condurre le tre divine fanciulle al cospetto di Paride che beatamente, all’oscuro del destino che lo attende, pascola le sue pecore.

Per ottenere il pomo d’oro, le tre dee cercano di corrompere Paride offrendogli i doni più strabilianti: Atena gli promette la sapienza e la forza in battaglia, Era la ricchezza e Venere l’amore della donna più bella del mondo. Inesorabilmente Paride sceglierà di premiare Venere e altrettanto inesorabilmente andrà incontro al suo destino innamorandosi di Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, dando così inizio all’ interminabile guerra di Troia. A distanza di secoli dai racconti omerici e virgiliani, la dea della discordia conserva intatto l’aspetto terrifico che le avevano dato gli autori antichi. Cesare Ripa, nell’edizione del  1603 della sua Iconologia, la descrive “in forma di furia infernale”, con serpi intrecciate tra capelli di diversi colori e la fronte cinta da bende insanguinate.

Nelle immagini è rappresentata presso le Esperidi, mentre riceve il pomo, o in volo furente sopra al banchetto mentre lo sta per scagliare. A volte tra le sue mani compare un attizzatoio o un mantice, hai visto mai la furia debba spegnersi …

Tuttavia, nonostante l’iconografia sostanzialmente immutata, Discordia sembra perdere via via il suo nefasto potere distruttivo e la troviamo rappresentata per ben due volte nella posizione degli sconfitti: nel “Trionfo della Vittoria” dipinto da Rubens, dove giace schiacciata ed ormai innocua ai piedi di Marte dietro alla Ribellione ormai cadavere, e in un’altra allegoria di Poussin,  “Il Tempo sottrae la Verità alla Discordia e all’Invidia”. Qui, come tutte le creature impulsive, irrazionali e selvagge, la vecchia Eris appare con Il seno scoperto e siede sull’orlo di uno spazio vuoto, mentre i serpenti le cingono la testa e parte del corpo, evocando la sua antica prossimità con il mondo infernale.

Pieter Paul Rubens, Trionfo della Vittoria, 1614 ca. Kassel, Staatliche Museen
Nicolas Poussin, Il Tempo sottrae la Verità all’Invidia e alla Discordia, 1641, Parigi, Louvre

Sarà necessario aspettare l’Ottocento per assistere alla trasformazione di Eris in dark lady. Burne-Jones, nel “Festino di Peleo”, la dipinge all’estrema destra della tela in un atteggiamento colpevole e seduttivo al contempo. Conserva la tradizionale corona di serpenti sulla testa ma si è trasformata in una splendida donna dal cui corpo sinuoso spuntano due grandi ali nere di pipistrello.

Edward Burne-Jones, Festino di Peleo, 1872-81, Birmingham, City Museum of Art

Nella letteratura fiabesca il personaggio di Eris viene ripreso nelle molte versioni de “La bella addormentata” in un ruolo che è sicuramente sovrapponibile a quello della fata cattiva. Nel 1959 Walt Disney ne fece una prima indimenticabile versione animata trasformando Eris in una perfetta dark lady, affascinante e spietata.

Come spesso accade, i modelli classici percorrono anche le strade della cultura pop. Così, nell’ultima rivisitazione cinematografica  della stessa fiaba, “Maleficient”, diretta da Robert Stromberg, Eris si trasforma in un personaggio meraviglioso e fragile, interpretato da una straordinaria Angelina Jolie.

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