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Animali dalla A alla Z / XIV Il Serpente

Chi se ne intende dice che il serpente eguaglia, se non supera, il leone, quanto a significati simbolici.

A complicare la vita di chi vuole scrivere un’agile paginetta su questo animale-archetipo, è anche la sua definizione: “serpens”, il rettile per antonomasia, è un animale che striscia (dal latino serpere, strisciare), come gli aspidi, i cobra, le vipere, per non parlare dei basilischi, i “re” dei serpenti…. Si distinguono nelle immagini? Mica tanto.
A volte sembrano addirittura biscioni o draghi, ma sempre si tratta di quegli animali inquietanti che contengono in sé una molteplicità di significati in una forbice che abbraccia i due estremi: la vita che si rinnova con la muta della pelle e la morte repentina che provoca il loro morso. Non a caso il simbolo della farmacia è il caduceo, un bastone alato con due serpenti avvolti e affrontati, a ricordare che pharmakon significa sia veleno che antidoto, malattia e guarigione, e che il medico ha da conoscerli entrambi. Il caduceo è proprio di Mercurio, il dio che riusciva come nessun altro ad accompagnare i viaggi di andata e ritorno dall’aldilà e che un giorno, vedendo due serpenti lottare, li separò con il suo bastone, ed essi vi si attorcigliarono.

Giambattista Tiepolo, Mercurio (part. de L’Olimpo e i quattro continenti)
1751-53, Würzburg, residenza del Principe-vescovo

E allora tentiamo di districarci dalle sue spire meglio che possiamo (senza avere alcuna certezza di riuscirci!).

Il cobra che fuoriesce dal copricapo dei faraoni egizi è così poco serpeggiante e così immobilmente iconico che sembrerebbe dar ragione a Donatella Rettore che cantava – come ricorderà chi ha più di quarant’anni – “Il cobra non è un serpente”…

Nella maschera d’oro di Tutankhamon erge la sua testa in modalità minaccia, con il cappuccio esteso: simboleggia sia la potenza assoluta del faraone che il Basso Egitto, mentre l’avvoltoio, pure presente sul copricapo, simboleggia l’Alto Egitto.

Maschera funeraria del faraone Tutankhamon, metà del XIV secolo a.C., Cairo, Museo egizio

La cretese dea dei serpenti, riferibile a rituali legati alla fecondità, mostra un serpente in ciascuna mano a simboleggiare il potere ctonio, terrestre e sotterraneo, tipico delle grandi madri.

Dea dei serpenti (dal Palazzo di Cnosso) XVII-XVI a.C.,
Heraklion, Museo Archeologico

Serpenti sfortunati sono senz’altro quelli inviati da Era per tentare di uccidere Eracle bambino, frutto degli amori di Zeus e Alcmena, che il forzuto infante strozza in men che non si dica.

Eracle che strozza un serpente, II sec. d.C., Roma, Musei Capitolini

Celeberrimi quelli inviati da Atena per evitare che il sacerdote Laocoonte, che non apprezzava gli Achei neanche quando portavano doni, potesse convincere i Troiani a non fare entrare in città il cavallo dell’inganno.

Agesandro, Atenodoro, Polidoro, Laocoonte e i figli tra le spire dei serpenti, I sec.d.C., Città del Vaticano, Musei Vaticani

Quello che nel mondo cristiano è il rettile più celebre è senza dubbio quello della Genesi, il serpente tentatore, che per il fatale consiglio sibilato nelle orecchie di Eva venne condannato a strisciare per l’eternità.

Non si sa se più per misoginia o per astuta capacità di sintesi, a volte i pittori lo ritraggono con la testa di donna, ad indicare in un colpo solo tentazione e peccato.

Masolino da Panicale, Adamo ed Eva con il serpente, 1424-25, Firenze,
Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci

La nuova Eva, Maria, è raffigurata spesso mentre aiuta il Figlio a schiacciare la testa del serpente, come previsto peraltro da Jahvè che, in un passo che gli esegeti associeranno all’Immacolata Concezione, proclama:
“Io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”
La Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio colloca l’allegoria in un ambiente domestico, è un dipinto straordinario in cui fu forse proprio l’ evidenza del ruolo di Maria a scatenare le innumerevoli critiche di chi voleva che il ruolo salvifico fosse solo del Figlio.

Caravaggio, Madonna dei Palafrenieri, 1605, Roma, Galleria Borghese

Nell’Antico Testamento, libro dei Numeri, ce n’è un altro molto famoso, il Serpente di bronzo (o di rame…). Simbolo davvero arduo e per certi versi indecifrabile, come molte delle decisioni di Jahvè.

“Il popolo parlò contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d’Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.”

Una sorta di cura omeopatica ante-litteram…

Nella Cappella Sistina, nei quattro grandi pennacchi che sorreggono la volta, sono raffigurate le “salvazioni di Israele”: una di esse è il Serpente di bronzo. 

Michelangelo, Il serpente di bronzo, 1511-12, Città del Vaticano, Cappella Sistina

Dal punto di vista dottrinario questo evento prefigura la “salvazione” operata dal Figlio dell’uomo. Nel Vangelo di Giovanni si racconta: “In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.»”

Necessità della Redenzione e dunque del sacrificio di Cristo che di essa è il punto di partenza.

Ma Gesù usa ancora il serpente, stavolta il rettile vero e proprio, per una famosa metafora che viene riportata da Matteo. Preoccupato per il difficile compito che sta dando ai suoi apostoli dice loro: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.”

E proprio a questa metafora evangelica si deve la comparsa del serpente (assieme allo specchio) come attributo della Prudenza.

Simon Vouet, Allegoria della Prudenza, 1645, Montpellier, Musée Fabre

Non ci siamo addentrati nel mondo degli ibridi e dei mostri cui abbiamo solo accennato all’inizio (magari sarà lo spunto per un’altra newsletter) ma non possiamo non citare Medusa, essere terrorizzante quant’altri mai, la cui testa era fornita di numerosi serpenti. Perseo con uno stratagemma la decapita e il mostro, che pietrificava con lo sguardo, genera col suo sangue l’animale più leggero che si possa immaginare, il cavallo alato Pegaso.

Benvenuto Cellini, Perseo e Medusa, 1545-54, Firenze, Loggia dei Lanzi

Concludiamo con una Medusa per nulla terrorizzante, neanche quando vorrebbe esserlo: è Celia Mae, di Monsters & Co. della Disney/Pixar, la fidanzata perennemente bistrattata di Mike Wasowsky, l’uomo-palla verde, compagno di avventure del grande e peloso Sally.

Celia Mae, Monsters & Co, Disney/Pixar, 2001

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