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Foto della Visita a Firenze – Mostra “Alphonse Mucha” e Visita al Museo di San Marco – 16 Dicembre 2023

Sveglia di buon’ora per raggiungere in treno Firenze, meta della nostra visita con un un doppio obiettivo: il Museo di San Marco e la mostra “Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art nouveau”

Per l’occasione ci siamo avvalsi di due voci narranti che hanno delineato eventi e protagonisti storici di diverso contesto ma di comune fascino.

Rossella Faraglia, con la partecipazione di Sonia Bozzi per le questioni tecniche e iconografiche, ci ha accompagnati nel complesso domenicano di San Marco, chiesa e convento la cui ricostruzione venne commissionata nel 1437 da Cosimo de’ Medici il Vecchio a Michelozzo Michelozzi, suo architetto di fiducia. Dal 1869 l’edificio conventuale è divenuto museo e conserva una vasta collezione di opere del Beato Angelico, frate domenicano e valentissimo pittore che cercò di coniugare i nuovi principi rinascimentali, come l’attenzione alla prospettiva e alla resa naturalistica della figura umana, con l’eredità culturale medievale, nelle declinazioni estetiche e teologiche.

Pochi esempi bastano a comprendere la rilevanza della sua pittura: la “Crocifissione con Santi” nella sala Capitolare presenta sul Calvario una serie di personalità di prima grandezza nella storia del cattolicesimo, fondatori dei diversi ordini religiosi e appartenenti ad epoche storiche diverse, tutti riuniti nell’affresco a rappresentare l’unità della Chiesa, in un’epoca travagliata da scismi e controversie teologiche. In basso, esattamente sotto alla croce, la figura di San Domenico sorregge il ramo dell’albero domenicano, in cui sono simmetricamente disposti esponenti del pensiero e dell’azione dell’ordine dal lui fondato.

Di fronte alla scala di accesso al dormitorio dei frati, l’affresco con l’Annunciazione, in cui un’esile Maria accoglie il variopinto angelo portando le mani conserte al petto in segno di accettazione, all’interno di un portico michelozziano dai sapienti rimandi prospettici.

Le celle dei monaci, affrescate dallo stesso Beato Angelico e aiuti con elementi iconografici attinenti allo stato di chierici o novizi, e la Biblioteca, edificata per raccogliere le opere dell’umanista Niccolò Niccoli, sono luoghi che hanno visto snodi fondamentali della storia dei rapporti con le istanze riformatrici e il potere laico e religioso: basti ricordare la figura del Savonarola che qui ebbe il suo quartier generale e che qui venne arrestato dopo un vero e proprio assedio del convento.

Pochi passi da piazza san Marco ed eccoci davanti all’Ospedale degli Innocenti, storico edificio sorto su progetto di Filippo Brunelleschi per l’accoglienza dell’infanzia abbandonata, in cui è stata allestita una mostra su Alphonse Mucha, artista boemo fra i massimi esponenti dell’Art nouveau. Matteo Piccioni, che ci ha guidato con approfondimenti a largo raggio, ha delineato le coordinate del suo percorso artistico di illustratore, pittore, ceramista, disegnatore. Legato professionalmente all’attrice Sarah Bernhardt, diventa direttore artistico generale per le opere da lei interpretate e prodotte e modella una figura raffinata e popolare allo stesso tempo. In Italia aspetti simili avrà il sodalizio tra Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse.

I costumi, le scenografie, i manifesti pubblicitari di Mucha hanno, negli anni della ‘belle époque’ , definito uno stile le cui caratteristiche sono i capisaldi dell’Art nouveau: l’immagine della donna che rivendica un nuovo ruolo sociale, più emancipato e libero, una sensibilità artistica che fonde armoniosamente elementi bizantini, preraffaelliti e di tradizione giapponese, con un occhio attento agli elementi di natura nella visione scientifica moderna. E ancora l’amicizia con Paul Gauguin, che ritrae in fotografia, l’interesse per lo spiritismo, la cabala, la massoneria… infine la rivendicazione dell’importanza storica del proprio paese, rappresentata dal sorprendente, complesso e articolato ciclo pittorico dell’ “Epopea slava”.

Una figura umana dalla tante sfaccettature o più semplicemente un uomo e artista del suo tempo, come infine suggerito da Matteo.

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