| Visite guidate

Foto della Visita a Sermoneta e al suo castello – 2 Marzo 2024

Il borgo medievale di Sermoneta, fra l’Agro Pontino e i Monti Lepini, ha una struttura urbana che già a prima vista appare molto ben conservata all’interno della cinta muraria. Ci ha offerto così una sorta di biglietto di benvenuto prima che, passeggiando per le sue vie, accompagnati dalla voce narrante di Emanuele Gallotta, scoprissimo i punti salienti della sua storia e le peculiari caratteristiche edilizie e urbanistiche.

Dapprima dominio della famiglia Annibaldi, il castrum divenne possesso della famiglia Caetani nel 1297 quando papa Bonifacio VIII lo individuò come centro strategico dei suoi domini. Percorrendo i viottoli, lastricati con la stessa pietra calcarea usata per le costruzioni, abbiamo raggiunto la prima tappa, la Chiesa collegiata di Santa Maria Assunta, impropriamente chiamata cattedrale. L’edificio appare coerente con le novità venute da oltralpe e già osservate nelle abbazie di Casamari e Fossanova con un elemento diverso: la torre campanaria che, come accade invece a Roma, presenta bacini ceramici di produzione arabo-orientale, elementi di pregio e di ricchezza. Un’ epigrafe del portico cattura l’attenzione: ricorda la caduta di un fulmine (“trone”) che ha distrutto la cuspide del campanile. Correva l’anno 1567. L’interno presenta bei capitelli fitoformi a “crochet” che si rifanno allo stile cirstercense francese, e da una pala d’altare realizzata da Benozzo Gozzoli: una Madonna in trono fra angeli che reca la rappresentazione di una Sermoneta turrita così come doveva apparire all’inizio del Rinascimento.

La nostra passeggiata è proseguita con la visita alla vera e propria icona del borgo laziale, il Castello, rappresentativo di tutto il potere ostentato ed esercitato da parte degli Annibaldi prima e dei Caetani poi (con una breve parentesi Borgia). Accompagnati da Antonio, la competente guida locale, abbiamo visitato i vari ambienti ricchi di suggestioni e rievocazioni storiche. Le stanze degli ospiti, affrescate da allievi del Pinturicchio con le allegorie delle Virtù, la cucina con annesso mattatoio e accesso alla cisterna, le scuderie che mostrano quasi intatte le volte di fango e cannucce di palude quali isolanti termici, sono alcuni esempi della volontà di Lelia Caetani, ultima erede della famiglia, di non disperdere il patrimonio artistico e culturale ricevuto. La gestione e la valorizzazione di questo sito e del vicino giardino di Ninfa sono infatti ora affidati ad una fondazione che reca il nome di questa nobile e controversa famiglia.

Sia nelle chiese che nel Castello si trovano belle opere (pale e affreschi) della gloria locale, quel Siciolante da Sermoneta, prediletto allievo di Perin del Vaga, che fu attivo in importanti cantieri romani e fu uno dei protagonisti della stagione pittorica di metà Cinquecento.

La visita alla chiesa di San Michele Arcangelo, nei cui sotterranei si riuniva la confraternita dei ‘battenti’, ha fatto da preludio a un gradito momento conviviale con degustazione di prodotti tipici locali. Una leggera pioggia ha accompagnato i nostri passi senza impedire ad Emanuele di parlarci delle peculiarità costruttive del borgo, come ad esempio la presenza dei “profferli”, elementi architettonici costituiti da scale esterne terminanti con un ballatoio sostenuto da una arcata (tipici del Basso Lazio medievale), e la muratura saracinesca (o a tufelli), a file di blocchetti di pietra calcarea, estremamente regolari, recupero di un sapere edilizio tardo-antico. Proprio questa può essere la nostra osservazione finale: una comunità che consapevolmente usa le tecniche costruttive come tradizione culturale, di cui rivendica l’autorevolezza, assicurandone la continuità.

(Visited 18 times, 1 visits today)

Lascia un commento

Iscriviti alla newsletter!

Resta aggiornato e ricevi le nostre newletter d'arte, i video e tutte le informazioni sugli eventi in programma.