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Foto della Visita alla Mostra “Carla Accardi” – Palazzo delle Esposizioni – 26 Maggio 2024

Il Palazzo delle Esposizioni ospita una retrospettiva di Carla Accardi, in occasione del centenario della nascita (9 ottobre 1924) e del decennale della morte (23 febbraio 2014).

Accompagnati da Maria Stella Bottai abbiamo esplorato il suo percorso professionale, sicuramente tra i più originali e fecondi del secondo dopoguerra. Maria Stella ci ha dato le coordinate da cui partire, su una linea del tempo che va dagli esordi all’ombra di Guttuso, fino all’aperto dissenso con il Partito Comunista e con la pittura realista – suppostamente – più vicina al popolo.

L’allestimento nelle grandi sale ha carattere cronologico e segue il graduale passaggio all’astrattismo sino alla pittura ambientale che caratterizza la sua fase matura.

Un ventaglio ampio di movimenti artistici che si intersecano e che non può che essere frutto di un dialogo e confronto con artisti contemporanei, come avvenne in occasione di un suo viaggio nel 1946 a Parigi, città cui rimarrà sempre legata e dalla quale ebbe importanti riconoscimenti. Occasione peraltro di entrare in contatto con quelle avanguardie rimaste fuori dall’orizzonte artistico nel ventennio fascista. Figlia di questa esperienza è la nascita, nel 1947, del gruppo artistico ‘Forma 1’ che si proponeva la ricerca di una via “marxista e formalista” nell’arte del proprio tempo. Accardi declinerà questa prospettiva in maniera del tutto personale, come evidenziato dalle opere in mostra.

Considerando la palette di colori, a una prima di fase dalle tonalità sempre diverse e assai vivaci (evidentemente influenzata da Miró e Matisse) segue una progressiva rinuncia al colore, che si limita al bianco, al nero e alle tinte ocra. Riduzione cromatica accompagnata da una evoluzione segnica frutto della ricerca di una sorta di alfabeto rappresentativo di una poetica personale.

La predisposizione alla sperimentazione la conduce poi a utilizzare il sicofoil, un materiale plastico non più prodotto, semi-rigido e trasparente che lei abbina a telai in legno e che decora con tratti pittorici semplificati per far emergere le tonalità derivate dagli effetti naturali della luce. Sono le cosiddette ‘opere ambientali’, installazioni semi-architettoniche che invitano il pubblico a interagire in una esperienza immersiva del tutto all’avanguardia negli anni ’60 e ’70 (e – ahinoi – spesso declinata in modo fuorviante e ripetitivo in alcuni allestimenti contemporanei).

Gli anni ’80 e i seguenti rappresentano invece un graduale ritorno al supporto della tela, in cui il tratto pittorico geometrico si stende su grandi dimensioni, padroneggiate con sicurezza, in una rapporto perfettamente orchestrato fra spazio e colore.

Ma va ricordato anche che Carla Accardi fu tra le pochissime artiste della sua generazione ad essersi imposta all’interno di un contesto fortemente maschile. Fondamentale è statto il suo impegno nel movimento femminista, dai primi anni ‘70, quelli della rivista “Rivolta femminile”, fondata con Carla Lonzi, e poi nella successiva Cooperativa Beato Angelico, per la libera espressione della creatività in ogni sua forma, non solo letteraria.

Infine Maria Stella ci ha ricordato il suo incontro personale con l’artista nel famoso studio di Via Del Babuino, riportandone il ricordo di una persona culturalmente vivace, straordinariamente aperta al dialogo ed al confronto. Una persona che nel 1955 riassumeva così la sua poetica: “Solo attraverso la nozione della notte conosco il giorno, o attraverso la nozione del freddo conosco il caldo. Questi contrasti li esprimo nella mia pittura sovrapponendo il nero al bianco, o mettendo un circolo vicino a una forma contrastante. Il mio scopo è di rappresentare l’impulso vitale che è nel mondo”.

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