Ieri abbiamo visitato il Battistero Lateranense e abbiamo poi fatto un breve passaggio nella Basilica del Salvatore, ovvero San Giovanni in Laterano. Era già stata oggetto di una visita qualche tempo fa ma ieri abbiamo avuto l’opportunità di vederla in piena fase giubilare, con i pellegrini (e anche un certo numero di partecipanti alla nostra visita) che varcavano speranzosi la Porta santa…
Accompagnati da Rossella Faraglia abbiamo ripercorso le vicende storiche del complesso voluto secondo tradizione da Costantino e, più in generale, dell’area dove il battistero venne edificato. Poche sono le fonti ritenute pienamente attendibili e di conseguenza molte sono le ipotesi e le interpretazioni degli eventi di quel complesso periodo che ha condotto alla cristianizzazione dell’Impero Romano.
Anzitutto c’è Eusebio di Cesarea, vescovo e apologetico biografo di Costantino, e poi il Liber Pontificalis, una raccolta di vite dei pontefici che furono redatte in diverse epoche e dal valore storico quanto meno discutibile.
Costantino, primo imperatore ad aver abbracciato la fede cristiana, nel magma incandescente del periodo post-dioclezianeo, si premurò anzitutto di reprimere nel sangue qualsiasi opposizione.
Poi cooperò alla creazione del proprio mito, un mito che perdurò fino a tempi recentissimi. Secondo questo mito, fu proprio Costantino a volere l’edificazione di un Battistero in un’area in cui sorgevano edifici termali. In questo battistero, sarebbe stato battezzato. In realtà è noto fin dai tempi di Eusebio che Costantino si battezzò solo in punto di morte e a Nicomedia, non a Roma.
Rossella ci ha raccontato le ragioni simboliche e teologiche della forma ottagonale, ci ha raccontato le trasformazioni dell’area centrale dov’è la vasca per amministrare il sacramento, per passare poi a mostrarci lo splendido mosaico del V secolo che decora una delle due absidi dell’atrio voluto dal papa Sisto III, ambiente “arredato” all’antica con colonne di porfido, opus sectile alle pareti e altri bellissimi elementi di spoglio.
Di particolare rilievo è inoltre la Cappella di San Venanzio dedicata a martiri dalmati nel settimo secolo, impreziosita da un mosaico raffigurante l’Ascensione di Cristo, con la Madonna orante e i santi purtroppo parzialmente obliterati dalla struttura dell’altare barocco.
Tornati nel vano principale, gli affreschi seicenteschi dedicati a Costantino, fra storia e mito resistente a tutte le sconfessioni critiche, ci hanno accompagnato verso l’uscita.
Come accennato, abbiamo avuto ancora tempo per completare il discorso di una precedente visita all’interno della basilica di San Giovanni. Profittando della relativa calma, Rossella ci ha raccontato del restauro borrominiano sotto Innocenzo X, con le valenze simboliche delle decorazioni e il particolarissimo criterio di moderna messa in scena delle tombe medievali che la cattedrale conservava.
Per ultimo, il mosaico absidale di fine duecento di Jacopo Torriti: un’autentica gioia per gli occhi nonostante le pesanti rielaborazioni dovute alla distruzione dell’abside per arretrarla e rendere il presbiterio più profondo perpetrata nell’’800.
Del resto, nonostante il primato le sia conteso dalla basilica vaticana, la cattedrale è pur sempre “Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput”, madre e capo di tutte le chiese di Roma e del mondo.












