La lunga e obbligata assenza dagli abbracci che ha segnato gli ultimi mesi e che, con molta probabilità, cambierà il nostro futuro, ci ha portato a trattenere i nostri gesti. Abbiamo perso la generosità e la spontaneità che la nostra storia mediterranea ci ha regalato e i pochissimi incontri rimangono imbrigliati dentro una gestualità che non ci appartiene e che ci impedisce di manifestare il nostro affetto, il nostro riconoscerci l’uno nell’altro.
Forse stava proprio in questo riconoscersi il significato dell’abbraccio che Pontormo dipinse nella Visitazione di Carmignano, la straordinaria tavola che un recente restauro ci ha restituito in tutta la sua straniante forza cromatica.
Il dipinto ha una storia ancora oscura, incerte sono datazione e collocazione originaria, dubbia la committenza. Realizzato probabilmente intorno agli anni trenta del Cinquecento, sappiamo che nel 1667 era conservato nella villa di Carmignano della famiglia fiorentina dei Pinadori e che nel 1740 fu spostato sull’altare della cappella di famiglia della Pieve di Carmignano. Ma non sappiamo esattamente chi commissionò l’opera al pittore né a quale luogo era destinata.
Ciò che appare con estrema chiarezza è che Pontormo, nonostante la vita grama, il carattere scontroso e l’estrema avarizia che sempre lo caratterizzò, riuscì a trovare uno stile straordinario, suggestivo e generoso nel regalare emozioni vive, uno stile che sapeva fondere il canone classico con una maniera inquieta, arrivando a una sintesi perfetta, uno stile soltanto suo.
La scena rappresentata nella tavola viene raccontata nel Vangelo di Luca e si riferisce al momento in cui la Vergine, dopo aver ricevuto l’annuncio della sua gravidanza dall’arcangelo Gabriele, decide di far visita a sua cugina Elisabetta, anche lei incinta nonostante la tarda età. Nel caso di Elisabetta la gravidanza arriva come un segno dell’onnipotenza divina, nel caso di Maria come una realtà da accettare con umiltà. In entrambi i casi l’attesa di una nuova vita è qualcosa da accettare con gioia, anche se, a dispetto delle fonti evangeliche, la tradizione figurativa attribuisce a entrambe le donne la precoce consapevolezza del proprio tragico destino. Spesso infatti nelle raffigurazioni dell’Annuncio a Maria e della Visitazione, sono associati eventi legati alla morte di Cristo e, a ben guardare, dell’esultanza che i testi ci tramandano non c’è alcuna traccia.
Luca racconta che appena Maria arrivò in casa di Elisabetta pronunciando parole di saluto, il bambino nella pancia di Elisabetta sussultò e subito Elisabetta ebbe chiaro cosa era accaduto. Maria era incinta di Gesù, le vite delle due donne stavano per essere attraversate da un uragano, i loro destini di donne segnati per sempre. Le fonti evangeliche non parlano di abbracci, raccontano soltanto le parole pronunciate dalle due donne, parole di esultanza, di cui il Magnificat di Maria è l’espressione più pura.
Pontormo traduce le parole del racconto di Luca in un gesto sospeso: l’attimo in cui le due donne s’incontrano sulla soglia della casa di Elisabetta, si riconoscono, si abbracciano e i corpi sono leggeri, pieni ma ariosi, gli sguardi gioiosi ma consapevoli, riconoscono se stesse l’una nell’altra e si cercano in un abbraccio necessario.
Dietro di loro, le ancelle mettono in risonanza i sentimenti delle due donne in primo piano, ma nel loro sguardo non c’è più traccia di gioia, con le loro espressioni attonite rispondono allo sguardo di chi guarda e diventano lo specchio del presagio.
Questo registro di inquieta sospensione ha affascinato l’artista statunitense Bill Viola, che nel suo video intitolato “The greeting” si è ispirato a quell’incontro, a quel saluto, offrendoci qualcosa che il quadro di Pontormo sollecita a immaginare, un prima e un dopo dell’incontro. Un movimento che però non nega la fissità e la sospensione, anzi le esalta.
Il lavoro è del 1995, Bill Viola ha visto il dipinto su un libro. Lo vede dal vero per la prima volta nel 2001 e poi, a distanza ravvicinata, in occasione del restauro del 2013. È allora che scrive nel libro degli ospiti del laboratorio di restauro queste semplici e commosse parole:
“For Master Pontormo,
Thank you for your Inspiration and your Spirit.
I am forever grateful for all that you had given me. You are a great master.
I wish I could show you my work with the Moving Image.
I look forward to seeing you in Heaven, in the section for Artists.
With gratitude and respect”
Bill Viola
Grazie per l’attenzione, a presto per il prossimo appuntamento.
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