| Visite guidate

Foto della Visita alla Mostra “Escher” – Palazzo Bonaparte – 11 Novembre 2023

Abbiamo visitato la bella mostra dedicata all’artista olandese Maurits Cornelis Escher, in occasione dei cento anni dalla sua prima visita a Roma.

È un’antologica molto ricca, che abbraccia tutte le fasi della ricerca e della prassi artistica di questo genio poliedrico e difficilmente inquadrabile in una corrente artistica. Peraltro, come sottolineato dalla nostra impareggiabile guida Federica Di Folco, Escher non era per nulla interessato a far parte di questo o quel movimento culturale, anche se la sua strana arte, insieme rigorosa e onirica, è stata poi di ispirazione in diversi campi dell’espressione artistica.

Ogni definizione sembra dunque prestarsi a una possibile confutazione, ma attraverso alcune coordinate, alcuni concetti interpolati tra loro, Federica è riuscita perfettamente a delineare la figura di un artista davvero unico, al di là di un giudizio prettamente estetico.

Escher fu sicuramente un maestro dell’arte incisoria, xilografia e litografia in primis. Incoraggiato e indirizzato dal suo mentore e maestro Samuel Jessurun De Mesquita, dimostrò da subito un particolare interesse per gli elementi strutturati della natura, contenuti in canoni geometrici ben definiti (la giovanile “Mano con pigna”). Trattasi di Art nouveau ? Difficile sottoscriverlo…

L’irrinunciabile viaggio in Italia lo porta a Roma, nel 1922. Dalla capitale parte per diversi viaggi lungo la penisola, che stimolano fortemente il suo interesse per gli aspetti della natura e per le architetture create dall’uomo (indimenticabili i suoi “ritratti” di Atrani, luogo della Costiera amalfitana in cui aveva incontrato quella che sarà sua moglie), rese attraverso una tecnica incisoria ai massimi livelli di perizia, in un gioco magistrale di luci e ombre. Le incisioni di “Roma notturna” sono un altro aspetto di questo interesse naturalistico-architettonico.

Escher non sarebbe però stato ‘Escher’ senza il ritorno in Olanda nel 1937, quando inizia un fecondo periodo di ricerca introspettiva. La ‘tassellatura’ (forme a moduli ripetuti che si intersecano) diventa il suo pattern mentale. E qui si apre un nuovo mondo di visioni: la serie delle ‘metamorfosi’, semplicemente strabilianti per la successione di motivi geometrici che si trasformano in naturali (pesci, uccelli, rettili) per poi tornare geometrici.

Diventa questo il motivo di fondo della sua ricerca artistica di quegli anni fino alla sua morte. Il ‘nastro di Möbius’, superficie orientabile senza soluzione di continuità, ne è uno degli esempi più emblematici e riconosciuti, l’infinito movimento in un ambito definito.

E poi, novello Luca Pacioli o Leonardo Da Vinci o perché no? Albrecht Dürer, inizia a indagare sui cinque poliedri regolari, estraendone un aspetto quasi allucinatorio. Un’allucinazione esatta, perfetta e lucida, come quella dell’Alice di Lewis Carrol con la quale l’introverso artista ha molto in comune.

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