In una tersa e finalmente fredda domenica invernale abbiamo visitato alle Scuderie del Quirinale la mostra “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, De Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri” dedicata allo scrittore in occasione del centenario dalla nascita. La mostra è una sorta di antologia culturale e propone un viaggio letterario e figurativo tra mondi immaginari e reali, a volte distinti, molto spesso interrelati, riflessioni sull’essere umano (o sull’umano essere… ).
La puntuale, articolata e avvincente narrazione di Giuseppe Garrera ci ha aiutato a muoverci fra i tanti interessi di Calvino, intellettuale che diceva di muoversi sulle due gambe della letteratura e della politica. ‘Il barone rampante’ è probabilmente il romanzo più iconico ed è il tentativo riuscito di unire componente fiabesca e realismo nella figura di Cosimo che decide un giorno, dopo il rifiuto di mangiare un piatto di lumache, di trascorre la sua esistenza sugli alberi, costruendosi pian piano un quotidiano vivere diverso e uguale al precedente. In mostra lo ricorda la meravigliosa foresta di Eva Jospin nella prima sala e l’illustrazione di Domenico Gnoli, progetto per una copertina del libro, in cui un consesso di persone sta discutendo la redazione di una carta costituzionale. Ovviamente, sono appollaiate su un albero…
Sull’altro versante, della storia e della politica, sta ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ in cui le vicende cruente della guerra sono viste con gli occhi del ragazzo Pin.
Ai più piccoli ma non solo è dedicato il progetto, avviato con la casa editrice Einaudi, di cui Calvino è stato uno dei personaggi di maggior spicco, delle “Fiabe italiane’, la raccolta dei racconti fiabeschi tramandati in tutta la nazione, sulla scorta di quello che avevano già fatto i Grimm in Germania e Perrault in Francia.
A Torino, all’Einaudi, operavano a vario titolo Cesare Pavese, Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg, Massimo Mila, che di Calvino sono stati amici e consiglieri fondamentali durante lunghi anni di prolifica produzione. Il trasferimento a Parigi e la conoscenza di un gruppo di scrittori francesi della cerchia dell’OuLiPo (Perec, Queneau…) che miravano a creare opere a “scrittura vincolata” determina un’evoluzione in cui il gioco lessicale e matematico diventa nuova leva per la fantasia. Di questo periodo sono le ‘Cosmicomiche’, racconti umoristici e paradossali sullo sfondo delle nuove teorie scientifiche sull’evoluzione dell’universo.
Passeggiando per le sale abbiamo potuto ammirare magnifiche illustrazioni di Paul Klee, Picasso, Saul Steinberg per ricordare solo alcuni artisti tanto amati da Calvino, ma anche Carpaccio, Giulio Paolini, Emilio Isgrò, Giusppe Penone…
Si può forse racchiudere il pensiero di Italo Calvino citando le parole di uno dei suoi protagonisti letterari, il signor Palomar: “solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quello che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile”.