| Visite guidate

Foto della Visita alla Mostra Guido Reni – Galleria Borghese – 19 Marzo 2022

Visitare una ricca collezione d’arte come quella della Galleria Borghese comporta necessariamente operare una selezione; viene banalmente da pensare che, mutatis mutandis, non si entra in una biblioteca per leggere tutti i libri…

Grazie alla competenza della nostra guida Federica Di Folco non abbiamo avuto rimpianto per quanto tralasciato anche perché aveva l’arduo compito di illlustrare le opere della mostra su Guido Reni “sparse” in una delle collezioni più ricche del mondo, in condizioni di visibilità in alcuni casi decisamente discutibili… nelle due ore precise che sono concesse per un turno di visita.

L’occasione che ha dato origine alla mostra è il rientro nelle collezioni della “Danza Campestre” dopo secoli di dispersione. Del “Divin Guido” così parla il biografo Malvasia: “E veramente chi dirà mai eseguite da pennel terreno quelle storie (…) Chi qua giù fra noi mortali vidde mai creature ‘si nobili come quegli antichi Patriarchi e Profeti (…) che spirano tanto di grandezza e maestà ?” Un giudizio forse fin troppo encomiastico ma rappresentativo della fama che il pittore bolognese era riuscito a conquistarsi dopo l’apprendistato presso l’Accademia degli Incamminati presieduta dai valenti Carracci e l’attività a Roma e in patria.

La collaborazione con altri artisti come Albani, Brill e Domenichino, lo studio dell’antico e del Rinascimento con un occhio alla dirompente modernità di Caravaggio e per di più con la capacità di costruire relazioni durature con importanti committenti sono i principali fattori di successo. Federica ci ricordava del suo vizio del gioco d’azzardo….come si sa, la perfezione non è di questo mondo, neanche ad essere considerati ‘divini’.

In mostra dunque tante opere di pregio, tra cui, solo per citarne alcune:

Paolo rimprovera Pietro penitente” in cui è palpabile l’intensità emotiva del confronto fra i due santi, cui fa da sfondo un magnifico scorcio di paesaggio che ha richiami leonardeschi;

Atalanta e Ippomene“, vicenda mitologica nella quale la corsa dei due protagonisti ha le movenze di una danza. Caratteristico è anche il nitore degli incarnati, dai toni metallici che diventeranno tipici della sua pittura e l’attenzione anatomica ripresa dalla statuaria romana;

La Crocifissione di San Pietro” in cui il richiamo alla medesima opera del Caravaggio è del tutto evidente e relativo alle esigenze della committenza.

E infine la “Danza Campestre” un genere non propriamente nelle corde dell’artista che comunque si rivela abilissimo nell’amalgamare i vari personaggi, nobili e popolani dalle diverse fogge riuniti per una festa da ballo. Un clima di letizia, piuttosto inedito per la pittura italiana, da mettere in relazione con una buona conoscenza della pittura fiamminga, che si propaga nel paesaggio retrostante di colline e piccoli borghi, con una profondità prospettica di grande maestria.

E tanto altro ancora….una passeggiata artistica di un paio d’ore che, come spesso accade, grazie alla bravura di Federica, all’uscita sembrano trascorse in un battibaleno.

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