Siamo stati al Museo delle Terme di Diocleziano, museo sempre deserto, nonostante gli allestimenti impeccabili e lo straordinario contesto, tra le Terme e la Certosa di Santa Maria degli Angeli.
L’archeologo Filippo Marini ci ha accompagnato in una visita che, paradossalmente, sembra di nicchia, ma che in realtà offre uno spaccato amplissimo delle consuetudini romane oltre che un affascinante viaggio dalle origini alla maturità della scrittura latina, molto di più di qualsiasi singolo monumento anche celebre (non facciamo nomi…).
L’epigrafia è una scienza vera e propria che serve ad analizzare e comporre in un quadro aspetti della vita ufficiale dei Romani (dell’Urbe e della infinita “provincia”) ma anche aspetti della quotidianità che non si pensano direttamente collegati alle iscrizioni, che infatti spesso si guardano con poca attenzione.
Occorre quindi chiarirne anzitutto la funzione: celebrare un evento, commemorare una persona o una divinità, pubblicizzare un provvedimento legislativo; poi conoscerne i diversi supporti: argilla, bronzo, marmo, pietra etc…
In esse ritroviamo la caratteristica (e complicatissima !) onomastica romana: il prenome seguito dal nome gentilizio, dal patronimico e dal nome identificativo del ramo familiare (e non è finita qui!). Questa sequenza, evolutasi nei secoli, ci permette di collocare temporalmente, con precisione più o meno grande, il reperto in esame.vMolto interessante si è rivelato l’inizio dell’uso della scrittura, con la geniale invenzione dell’alfabeto, le cui origini latine sono mutuate dai greci euboici (e prima di loro dai fenici), e dal relativo ‘font’, anch’esso oggetto di modifiche stilistiche nel tempo.
Filippo Marini ha letteralmente fatto parlare alcuni reperti di grande importanza storica e rilevante valore artistico, ad esempio la discussa Fibula Prenestina con la più antica attestazione di epigrafe latina a lettura sinistrorsa e il cippo di tufo ritrovato nell’area del Foro lastricata in “lapis niger”, con la sua “lex arae” le cui origini si pensano risalire ai primi re di Roma. Di bellezza quasi commovente è anche la tomba di Lanuvio con reperti appartenuti ad un atleta-guerriero di epoca repubblicana, un richiamo ad usi e costumi greci che si sarebbero gradualmente persi nel corso degli anni seguenti. E ancora abbiamo ammirato iscrizioni su fistule, bolli laterizi atti a garantire la qualità del prodotto, iscrizioni commerciali, commoventi lapidi funerarie con descrizioni di carriere e virtù…
L’epigrafia illumina la vita di ogni ceto sociale così come aspetti del sacro, del profano e… della magia. Abbiamo infatti concluso la nostra visita davanti ai reperti della fonte di Anna Perenna, fontana votiva scoperta nella zona di Piazza Euclide e dedicata all’omonima divinità e usata per un lasso di tempo che va dal IV secolo a.C. al IV secolo d.C. Nei pressi sono stati ritrovati diversi oggetti che riportano a riti di magia bianca e nera: lucerne, tavolette incise, statuette antropomorfe impastate con cera e farina custodite all’interno di contenitori in piombo. Oggetti di malefici che a leggerli fanno paura ancora oggi…
Un mondo affascinante e misterioso allo stesso tempo che Filippo ci ha proposto con una straordinaria competenza e vividezza di particolari e aneddoti. (L’effetto solarizzato delle prime foto è stato accidentale…).